AUTISMO ED INTERVENTI ASSISTITI CON GLI ANIMALI-PET THERAPY

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Recensione AIPET - Amico Leale

AIPET Cooperativa Sociale

Interventi assistiti con gli animali

AUTISMO ED INTERVENTI ASSISTITI CON GLI ANIMALI-PET THERAPY

L’autismo è una patologia con esordio precoce che ha alla base un complesso e pervasivo disturbo del funzionamento mentale e relazionale, che investe tutte le aree dello sviluppo. Le sue cause sono molteplici, controverse e la sindrome è diversa da individuo a individuo per la varietà e la gravità dei sintomi presenti. Infatti, all’interno di questo disturbo si trovano soggetti molto diversi tra loro, con gradi di alterazione sociale e disabilità cognitiva estremamente diversificati.

Le persone colpite da disturbi dello spettro autistico presentano delle caratteristiche cliniche in tre campi principali, si parla allora di “triade autistica”. Si osservano:

– compromissione dell’interazione sociale;

– compromissione della comunicazione verbale;

– repertorio ristretto di interessi e attività.

 

 

Da alcuni anni, numerosi episodi, anche di cronaca, segnalano il ruolo salutare, se non terapeutico degli animali in bambini con autismo. La terapia assistita con l’animale si caratterizza come strumento terapeutico complementare e integrante alle irrinunciabili terapie neurocognitive e comportamentali indicate per l’autismo.

COME FUNZIONA?

Ai bambini autistici non manca nulla rispetto ai loro coetanei, hanno solo un funzionamento mentale diverso
Essi sono una fascia di utenza estremamente delicata, perché richiedono un’attenzione particolare e ad ogni situazione in cui interveniamo ci dobbiamo avvicinare in punta di piedi. Rimango sorpresa dalla sensibilità di questi bimbi, dalla comunicazione sottile che sanno attivare, dai gesti, dai piccoli cambiamenti di sguardo e di comportamento. Quando ci approcciamo a loro dobbiamo saper entrare prima nel loro mondo: e lo dobbiamo fare con purezza, senza fretta, senza aspettative. Non è il bambino che deve aprire il suo “guscio”, ma siamo noi che dobbiamo permettergli di accedere al nostro. Siamo noi che ci dobbiamo aprire a lui.

Gli IAA sono un percorso, dove i tempi non li decidiamo noi ma quel bambino in accordo con quell’animale. È un gioco, una sorta di danza, fra loro due. Se noi riusciamo ad entrarci – e prima o poi c’entriamo se sappiamo fidarci di noi e di loro – ci accade una cosa meravigliosa: ci sentiamo dei privilegiati…ma, in realtà, non abbiamo fatto nulla!

IL RUOLO DEL CANE

Non tutti i cani sono adeguati per lavorare con i bambini autistici, vengono scelti gli esemplari più docili e intelligenti e si opera sempre sotto la supervisione di un professionista. È per questo motivo in concreto che questi cani possono aiutare: stabiliscono una relazione calma, positiva e adeguata al suo disturbo. La difficoltà che provano i bambini autistici nelle relazioni si rimpicciolisce quando si relazionano con un cane in quanto non porta imprevisti sociali che il paziente non possa capire e diventano capaci di dominare la situazione.

Chi opera in quest’ambito ha la fortuna di avere al suo fianco un essere che sa fare tutto questo con la massima naturalezza, che non si pone pensieri complessi, possibili obiettivi, che si protegge anticipatamente da eventuali frustrazioni. Dopo anni ho maturato questa certezza: il cane è “sempre” la chiave giusta, fa “sempre” la cosa giusta al momento giusto e se noi non la vediamo è semplicemente perché abbiamo caricato noi e lui di troppe aspettative.

STORIA DI UN BAMBINO AUTISTICO

Mi è successo di incontrare un bambino bellissimo, con una forma di autismo, e il momento in cui ha deciso di avvicinarsi a me, di guardarmi negli occhi con i suoi sorrisi, di integrare me e il cane nei suoi discorsi sempre più ampi, mi ha toccato il cuore.
Il progetto ha avuto esiti importanti, documentati e condivisi con i referenti e la famiglia. Il bambino ha ridotto, nel setting terapeutico, drasticamente la sua agitazione psicomotoria, l’attenzione sostenuta e condivisa è aumentata e, risultato più importante, l’interazione con il cane, inizialmente assente, è aumentata nel tempo fino ad includere carezze e vicinanze con condivisione di momenti ludici, affettivi e motori. Un’esperienza così la puoi solo vivere come privilegio.

La relazione che si crea tra me e lui è spontanea, flessibile ma allo stesso tempo anche programmata, tesa al raggiungimento degli obiettivi della terapia rispettando sempre le peculiarità del bambino.

Un’ultima raccomandazione: è’ importante, qualora si ottengano questi risultati, condividerli nella misura massima possibile con i professionisti che seguono il bambino. L’integrazione del loro lavoro con il nostro, se loro lo riterranno utile e funzionale per il benessere del bimbo, potrà solo amplificare i benefici per lui e per la famiglia. Mai dimenticare il lavoro di rete!

Dott.ssa Caterina Pucci

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